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Messaggio Da Silvia Ven 11 Nov 2011, 12:21

In questa serie di topic analizzerò la serie televisiva LOST.
Procederò in questa analisi con una breve storia della serialità in generale, per scendere poi a parlare brevemente dei serial tv e terminare con l’analisi specifica di Lost ed alcune mie considerazioni personali.


Storia della serialità
La storia della serialità ha inizio negli anni 1800/1830 con la nascita del romanzo di appendice in Francia (Feuilleton), il quale era caratterizzato da una serialità breve di uno o due anni e da una struttura inizialmente a puntate ed in seguito ad episodi mista. Era contenuto nella parte inferiore dei quotidiani (da qui il nome romanzo di appendice) e la novità di questa idea era nel non concludere la vicenda nel numero in cui era pubblicata ma lasciare la conclusione alla pubblicazione successiva per spingere il lettore, animato dalla curiosità, a comperarla. Questo sistema abbatte i costi della stampa perché la pubblicazione integrale dell’opera avviene solo in un secondo momento, quando la versione a puntate si dimostra un successo, evitando così i flop di una pubblicazione poco interessante. Successivamente il Feuilleton[/] si stacca dal quotidiano e diventa un mezzo a parte, una rivista; la maggior parte dei grandi capolavori della letteratura di quegli anni sono appunto romanzi di appendice usciti a puntate ([i]Guerra e pace, I fratelli Karamazov) da cui in seguito vengono tratti molti degli sceneggiati televisivi.
Nel 1900 nasce il Fumetto negli Stati Uniti, i media sono fascicoli e la loro struttura è mista, la serialità lunga e, per aumentare la sua durata, gli autori fanno entrare nella linea narrativa anche la vita privata dell’eroe. La serialità deve il suo successo alla ripetizione di narrazioni che hanno la caratteristica di rassicurare e gratificare l’uomo. Questo ha un senso specie se si proietta la nascita di questo nuovo genere nel tempo in cui avviene, in un contesto di urbanizzazione nascente, in cui l’uomo delle campagne si trova proiettato in una realtà che lo spaventa per la sua non prevedibilità. Questo genere di pubblicazioni rendono invece possibile questa prevedibilità garantendo un equilibrio all’interno del caos della società urbana moderna. Proprio per le caratteristiche dello stile di vita diverso, un imprevisto della vita di un contadino diveniva catastrofico, mentre l’imprevisto nella vita di un cittadino di una metropoli è continuo; attraverso lo studio delle mosse dell’assassino (prendendo ad esempio il giallo), il lettore, seguendo le investigazioni del detective di turno, tentando di prevedere le mosse del colpevole e scoprendolo, si sente più intelligente e pronto ad affrontare la realtà. La serialità in questo senso offre un allenamento alle previsioni dell’imprevisto quotidiano.
Con la nascita della televisione si assiste alla nascita dei telefilm. In Europa prende piede lo sceneggiato televisivo, la cui struttura è a puntate e nasce come il riadattamento di forme precedenti, quali il romanzo o il teatro, con una serialità breve (in genere poche puntate) e una produzione artigianale. Negli Stati Uniti e in Australia i formati sono seriali e la produzione è industriale, il medium ha una sua autonomia e la sua funzione è di intrattenimento.
I formati della fiction televisiva si definiscono in base al numero e alla durata della sue parti, al tipo di narrazione utilizzata e sono ordinati secondo la serialità che può essere di tre tipi: non seriali (sceneggiati, film tv)che hanno una struttura a puntate di breve durata e finale chiuso (la puntata è un segmento narrativo non autoconclusivo,ciascuna puntata contiene un piccolo frammento della storia che è ricostruibile solo attraverso la visione completa di tutte le puntate); i serial /soap opera che hanno una struttura a puntate, di lunghissima durata, con un finale aperto; infine i seriali/serie tv con struttura mista a puntate/episodi, di lunga durata, senza finale o con un finale chiuso (un episodio è un segmento narrativo finito in cui la storia si conclude nell’arco del singolo episodio). Questa struttura è tipica delle serie tv americane degli ultimi 10 anni.
LOST

Lost è una serie televisiva statunitense creata da J.J Adams, Damon Lindelof e Jeffrey Lieber. Fa la sua comparsa sugli schermi televisivi nel 2004 con l’episodio pilota, probabilmente l’episodio pilota più costoso nella storia della televisione (costo stimato tra i 10 e i 14 milioni di dollari, dovuti anche al costo per l’acquisto, il trasporto e la preparazione della fusoliera di un aereo in disuso utilizzato per la scena iniziale dell’episodio),ottenendo ascolti da record che hanno raggiunto i 18,6 milioni di spettatori.
E’ costituito dal primo e dal secondo episodio della serie, viene girato ad Ohau (Hawaii), tranne le scene ambientate nell’aereo che sono girate e Los Angeles. Presenta i sopravvissuti del volo Oceanic 815 che, dopo essersi spezzato in tre parti, si schianta su una misteriosa isola del Pacifico del Sud. In seguito alla messa in onda ed alle critiche più che favorevoli ricevute, viene dato inizio alla serie, divisa in 6 stagioni che vengono trasmesse a partire dal 2004/2005 per concludersi nel 2010.
La prima stagione conta 24 episodi, la seconda 23, la terza 22, la quarta 13,la quinta 16 e la sesta 16; la durata di ogni singolo episodio si attesta sui 40 minuti, target proprio dei serial americani, a differenza di quelli italiani che, risentendo del formato cinematografico e proponendoli in prima serata, alla stregua dei film, preferiscono attestarsi sui 100 minuti; a riprova di ciò in Italia Lost viene trasmesso con due puntate per volta invece che una, probabilmente per riempire completamente la prima serata.
La serie è ambientata principalmente nell’isola del Pacifico del sud in cui si ritrovano i sopravvissuti dell’incidente aereo. L’isola ben presto si mostrerà densa di segreti che i personaggi tenteranno di svelare. Nell’immaginario collettivo solitamente l’isola rappresenta l’ignoto, il mistero(la letteratura in questo senso insegna), ma in Lost, con lo scorrere della storia, ben presto ci renderemo conto che questo concetto viene ribaltato: chi lascia l’isola è un po’ come se abbandonasse la realtà, un sottile filo continua a legare i “ritornati a casa” all’isola e al destino di quelli che vi hanno lasciato, e in un modo o in un altro tornano tutti, l’isola riesce a richiamarli a se. Anche la variabile tempo sembra non esistere sull’isola, il passato e il futuro sono un’apparenza, è importante solo il presente. “Non importa chi eravamo…. Importa solo chi siamo adesso ” .(Juliet 3° serie- citazione che lei fa nel suo primo incontro con Jack).
L’uso di una struttura narrativa “anomala” rende Lost una serie a mio parere assolutamente straordinaria dal punto di vista del racconto che “inchioda” lo spettatore davanti al video e lo costringe a continui sforzi mentali, per orientarsi nella trama della storia e per cogliere quei particolari che possono sembrare insignificanti, ma che, legati ai ricordi, al presente e al futuro, aiutano a costruire le peculiarità dei personaggi e servono a delineare il loro ruolo all’interno della storia, disegnando innumerevoli linee narrative che si intersecano.
Ogni episodio inizia con pochi minuti di prologo che culminano con una forte drammaticità durante la quale appare la scritta Lost bianca su fondo nero che ruota verso il centro dello schermo; da qui la narrazione riprende e termina con un cliffhanger: una interruzione brusca in corrispondenza di un colpo di scena che lascia lo spettatore in uno stato di forte curiosità e lo induce a vedere la puntata successiva . La struttura interna degli episodi scorre su due linee narrative distinte: una principale, che si svolge puntata dopo puntata, ed una secondaria, che in ogni puntata focalizza l’interesse sugli eventi presenti, passati e futuri relativi ad un solo personaggio, ed al suo punto di vista, tramite utilizzo di flash, la cui comparsa è riconoscibile perché al loro interagire con l’isola sono accompagnati da un rumore di sottofondo simile ad un rombo. Fino alla fine della terza stagione i flash dei protagonisti sono essenzialmente flash back che ne raccontano gli eventi passati e che aiutano a delinearne le caratteristiche; dalla quarta serie viene introdotto l’uso dei flash forward, che anticipano le storie di alcuni personaggi in un tempo futuro rispetto al vissuto presente. La quinta stagione si muove in una alternanza di storie ambientate nel continente e nell’isola, un meccanismo innovativo che gli autori hanno chiamato “flash present”, per poi tornare nella seconda metà della stagione al formato originale. Nell’ultima stagione viene usato quello che si definisce “flash sideways”, che consiste nella presentazione di due realtà parallele che alla fine si fondono. Tutti questi giochi con il tempo contribuiscono ad arricchire ulteriormente la già complicata trama di Lost e lasciano continuamente aperte molteplici linee interpretative che intersecano passato presente e futuro, contemporaneamente alla consapevolezza, in alcuni momenti della serie, di trovarsi di fronte ad universi paralleli.
Silvia
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