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Messaggio Da flower Dom 23 Ott 2011, 19:36

La finestra sul cortile

Regia:Alfred Hitchcock

Anno:1954

Genere: Thriller

Sceneggiatura:John Michael Hayes

Trama:
Jeff, un fotoreporter costretto all'immobilità a causa di un incidente sul lavoro, passa le sue giornate davanti alla finestra osservando ciò che accade negli appartamenti del palazzo di fronte.
Questo piacere voyeuristico, quasi ossessivo di Jeff, lo porta a sospettare che in un appartamento di fronte sia stato commesso un omicidio.
Comincia così un indagine in tal senso, coadiuvato dalla sua infermiera Stella e dalla sua fidanzata Lisa, con lo scopo di smascherare l'assassino.

Analisi:
Voglio sottolineare che nel 1997 è stato scelto per la preservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.

La finestra sul cortile è, riprendendo una definizione data da Truffaut, uno dei grandi “film sul cinema”.
A differenza però di altri grandi film metacinematografici come Cantando sotto la pioggia, Effetto notte, 8½, qui Hitchcock analizza il cinema senza mai mostrare esplicitamente né il mondo, né la tecnica, né la macchina realizzativa.
Tutto all'interno del film è funzionale alla narrazione e non viene inserito alcun elemento metalinguistico nel tessuto testuale.
Un primo elemento che viene subito messo in risalto è il voyeurismo del protagonista che rimanda al mondo cinematografico stesso, in particolare al rapporto spettatoriale.
La condizione di Jeff, in uno stato di sottomotricità, costretto al solo guardare senza poter agire attivamente nell'orizzonte diegetico del film, ha delle evidenti analogie con lo spettatore cinematografico.
E quello di Jeff è un voyeurismo da manuale: prova piacere nel guardare, ma non ha mai il desiderio di oltrepassare quella linea, di avere contatti fisici con gli oggetti osservati.
Questo piacere voyeuristico di Jeff ha anche un ruolo fondamentale nel rapporto Uomo-Donna.
Lisa tenta ripetutamente di sedurre Jeff, ma fin dall'inizio e per gran parte del film, lui declina ogni tentativo di seduzione, mostrando più interesse per la sua attività voyeuristica che per la donna, la quale deve modificare e trasformare la sua figura per suscitare interesse nell'uomo.
Infatti solo quando Lisa diventa soggetto attivo, in contrasto con l'immagine donna caratteristico del cinema classico, e oltrepassa il diaframma del cortile diventando anche oggetto spettacolare, conquista il desiderio dell'uomo, in quanto, oggetto del suo sguardo voyeuristico.
Ma nel trasformarsi in soggetto attivo, Lisa si trova anche immersa nel pericolo, in posizione maschile e femminile al tempo stesso.
La sua accettazione del pericolo, che a un certo punto diventa rischio di morte, sembra rinviare al sadismo implicito nella posizione del maschio voyeuristico.
Come spiega Laura Mulvey in un saggio fondamentale della Feminist Film Theory ( Visual ),nel cinema Hollywoodiano classico il voyeurismo del soggetto maschile implica o un'intensificazione sadica o un'intensificazione feticista.
Altra analogia con lo spettatore cinematografico possiamo trovarla nella struttura visiva attraverso cui Jeff guarda. Lui infatti osserva le persone attraverso le finestre dei loro appartamenti, che seleziona una parte del mondo, costituendo automaticamente un campo e fuori-campo, che insieme alla forma rettangolare delle finestre, rinvia palesemente alle inquadrature del cinema e al suo schermo.
Il rapporto campo fuoricampo inoltre realizza il sapere e il non sapere che fa sviluppare il film, rinviando ai modi della narrazione cinematografica.
Il film si articola su due modelli narrativi:una commedia sentimentale e un thriller, a cui si intrecciano e mescolano delle microstorie legate ai personaggi esistenti nel palazzo di fronte.
Mentre però lo sviluppo della commedia sentimentale si svolge nello spazio di Jeff (la sua camera) e nell'ordine della narrazione cinematografica tradizionale, il thriller e le microstorie si sviluppano attraverso tecniche e modalità che rinviano e illustrano la tecnica narrativa del cinema.
Lo sviluppo delle storie negli spazi di fronte avviene tramite la selezione del visibile attraverso le finestre per poi sommarle insieme, così come avviene nel cinema con inquadrature e montaggio.
Se analizziamo la figura di Jeff, non può sfuggire l'accostamento naturale con l'istanza narrante, in quanto ciò che vediamo è ciò che il suo sguardo seleziona, allo stesso modo di quello che fa il narratore nel racconto cinematografico.
Tutte le storie, sia le microstorie che la storia thriller, che ruota intorno ai comportamenti di Thorwarld, vengono presentati attraverso le procedure essenziali del racconto filmico: punto di vista, inquadratura e montaggio programmato.
Nel film Hitchcock evidenzia tutti e tre gli elementi, compreso il montaggio, che sebbene meno evidente degli altri, non è meno presente.
La struttura dei palazzi e delle finestre infatti rinviano non solo all'inquadratura, ma anche alla loro accumulazione effettuata con il montaggio.
Il regista ad esempio sfrutta la presenza di più finestre in un appartamento per oggettivare ulteriormente la costruzione del visibile attraverso la somma di inquadrature e montaggio.
In varie occasioni ci viene mostrato un personaggio che agisce in una stanza e poi passa in un altra. La presenza di una parete che occulta il visibile, al passaggio da una stanza all'altra, impedendo la percezione di segmenti più o meno lunghi, oggettivano di fatto un ellissi narrativa, che somiglia all'ellisse temporale che si effettua con il montaggio delle sequenze.

Una caratteristica importante del film, come del resto di tutto il cinema Hitchcockiano, riguada l'uso della soggettiva.
Nel film lo spettatore vede ciò che guarda Jeff. Le inquadrature del palazzo di fronte sono quasi tutte soggettive, la quasi totalità delle quali, viste attraverso lo sguardo del protagonista maschile. In un gioco di falso campo controcampo, in cui lo spettatore vede costantemente Jeff e ciò che lui vede, si crea una dialettica di spazi ma non di sguardi. Non si può infatti parlare di vero controcampo in quanto lo spazio di fronte non è (tranne in un occasione alla fine del film) il luogo di uno sguardo di risposta, non diviene mai un controcampo attivo. La soggettiva di Jeff inoltre diventa il motore della visione garantendo lo sviluppo della narrazione.
Per tutto il film (tranne l'inizio) lo spettatore sa le stesse cose che sa Jeff, in una tipica situazione narrativa di focalizzazione interna, a parte un momento in cui il sapere dello spettatore differisce dal suo: il mattino dopo l'omicidio Jeff si è addormentato e non vede Thorwald uscire di casa con un a donna. In questo caso il sapere dello spettatore è maggiore, anche se questo sarà irrilevante nel'economia del racconto.
Occorre prestare attenzione anche al particolare modo di trattare la paura dello spettatore da parte di Hitchcock, che lo effettua su tre livelli.
Se analizziamo la scena in cui Lisa entra nell'appartamento di Thorwald, si ha un primo livello dato dal prolungarsi di una situazione in cui incombe il pericolo.
In un secondo livello, si ha la trasformazione dell'angoscia in terrore davanti all'arrivo di Thorwald e della sua aggressione alla donna.
Nel terzo livello c'è invece un intensificazione del terrore dello spettatore che oltre a identificarsi con Lisa aggredita, si identifica anche con Jeff che è angosciato e impossibilitato ad aiutarla. Lo spettatore vive quindi non solo il terrore per l'incolumità di Lisa, ma insieme vive il terrore del suo uomo, terrorizzato a sua volta.

In ultima analisi, ma non per questo meno importante, si deve segnalare come nel film Hitchcock esibisce tutta la potenzialità della macchina cinema. La seconda inquadratura del film, una panoramica problematica realizzata con un dolly, presenta tutto lo spazio frontale formato da palazzi e dal cortile per poi rientrare nell'appartamento di Jeff mostrandocelo mentre dorme, qualificando l'inquadratura come un oggettiva irreale che sottolinea l'artificiosità della visione cinematografica e il suo carattere tecnologico complesso.
Anche la successiva esibizione delle apparecchiature dell'uomo, giustificate quindi diegeticamente in quanto strumenti del suo lavoro,le varie soggettive degli spazi di fronte tramite l'utilizzo di binocolo, obiettivo a focale lunga, realizzato con effetto iris, rinviano alla tecnologia del cinema, che ci fa vedere con attrezzature analoghe a quelle utilizzate nel mondo diegetico da Jeff.

La finestra sul cortile si afferma come forma duale, in cui tutto è funzionale alla narrazione e allo spettacolo, ma nello stesso tempo ha in se una struttura metacinematografica.
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