Gli stadi della sceneggiatura

La sceneggiatura non nasce dal niente. In linea generale si può definire come una descrizione più o meno precisa e ordinata di una serie di eventi, personaggi e dialoghi connessi in qualche modo tra loro.
Si parte sempre da un idea iniziale, il soggetto.
Il soggetto altro non è che un piccolo racconto, un breve riassunto di qualcosa che ancora non c'è, ma che è destinato a diventare la storia del film.
Composto generalmente da poche pagine, in quanto manifestazione di un idea, può già avere una sua esistenza legale. Talvolta il soggetto può essere composto da molte pagine, centinaia o migliaia. E' il caso degli adattamenti, ovvero dei film tratti da romanzi o racconti.
In una seconda fase di scrittura, la storia viene elaborata in qualche decina di pagine, l'intrigo è già articolato, i dialoghi abbozzati. Questa è la fase del trattamento, in cui la forma è ancora letteraria, ma più definita e funzionale alla descrizione delle varie scene in cui si articola la vicenda. Anche le ambientazioni sono descritte, così come le situazioni.
Nella terza fase, si ha il passaggio dal momento letterario della storia a quello di costruzione del film. Questa fase è chiamata scaletta, dove in pratica il trattamento precedente è sezionato e suddiviso in scene che vengono numerate. Di solito non si supera le due pagine e i venti-trenta episodi. Dall'interazione di scaletta e trattamento prende vita la sceneggiatura, in cui le scene del film sono messe in ordine. Vengono descritti con cura gli ambienti, personaggi ed eventi, indicati con precisione i dialoghi.
Successivamente la sceneggiatura subisce un ulteriore elaborazione, dando vita al Decoupage tecnico. Nel Decoupage le scene vengono suddivise in singole inquadrature che vengono numerate.
Di ogni inquadratura si indica il contenuto, il punto di vista della macchina da presa, eventuali presenze di movimenti macchina, illuminazione ecc..
In alcuni casi la sceneggiatura viene fatta accompagnare da immagini; dei disegni che rappresentano quelle che saranno le inquadrature del film, chiamate Story Board.

Nei confronti della sceneggiatura ci sono diverse correnti di pensiero.
Una di quelle a favore era capitanata da Pudovkin, un grande regista che la definiva “sceneggiatura di ferro”. Per lui la sceneggiatura non doveva essere altro che la definitiva precisazione di ogni particolare a cui il regista doveva attenersi rigidamente.
Hitchcock definisce un film ben sceneggiato come un film già fatto, in quanto il regista non deve far altro che seguire le indicazioni che lui stesso ha già elaborato.
In altre realtà, come la Nouvelle Vague, la sceneggiatura era uno strumento continuamente rimesso in discussione. Questo era anche dovuto al loro privilegiare gli ambienti reali a quelli ricostruti in studio, al quasi annullamento del montaggio, ai piani sequenza lunghissimi.
L'instabilità è comunque una delle caratteristiche che la sceneggiatura ha nel suo dna. Essa può essere considerata conclusa solo quando il film ha terminato la lavorazione, in quanto anche ben oltre il primo giorno di riprese, può essere sempre sottoposta a variazioni e modifiche.
In ultimo, ma non per importanza, occorre dire che nella sceneggiatura non serve solo saper raccontare, ma lo si deve fare in funzione di immagini e suono. Scrivere una sceneggiatura significa quindi anche porsi dei problemi di messa in scena e di montaggio.